Il museo è stato denominato “delle Arti Rurali”, perché vuole rappresentare una riscoperta dei ricordi della nostra terra, come se si trattasse del ritrovamento di una vecchia foto in un cassetto.
Un viaggio nella memoria, quindi, che si sviluppa su tre livelli:
- la memoria del luogo, e dell’utilizzo degli spazi da parte della comunità dei frati girolamini che per primi qui hanno vissuta uto, ancora riconoscibile dalla struttura architettonica;
- la memoria del territorio e di come qui si viveva in quella civiltà rurale e contadina che di poco ci precede e che molti anziani ancora vivamente ricordano. Questo fare memoria si realizza attraverso sezioni tematiche del museo che rappresentano alcuni luoghi di vita comunitaria: la scuola, l’osteria, o il cinema;
- la memoria degli antichi mestieri, che vanno scomparendo, e che può essere mantenuta presente attraverso la disponibilità di questi stessi anziani ad insegnare ai più giovani abilità e saperi che non si trovano scritti nei libri, ma che erano tramandati con l’esempio e con la pratica; ma anche, attraverso gli strumenti che venivano utilizzati per lo svolgimento di tali mestieri e che sono stati raccolti e catalogati nelle varie stanze dell’ex-convento.